Description
Non possiamo assistere in silenzio alla progressiva scomparsa del libro e della sua lettura.
Troppo spesso ormai vediamo le creature piccole chine su smartphone e tablet, sempre più precocemente catturate dai dispositivi elettronici che affollano le nostre esistenze. Adulti e ragazzi che camminano curvi sui loro cellulari o che, se pur insieme, magari seduti accanto, non si parlano perché ciascuno è assorbito dal proprio piccolo schermo, lontano dall’altro in carne e ossa. Se è
di tutta evidenza che questa spinta all’uso pervasivo degli strumenti digitali corrisponde alle esigenze del mondo produttivo contemporaneo, capace di far leva sull’accessibilità e sui meccanismi di semplificazione che questa tecnologia ci offre, non altrettanto esplorata è la nuova dimensione cognitiva e metacognitiva che essa induce, a partire dalle sue implicazioni nel linguaggio verbale e nei processi di soggettivazione che accompagnano la crescita di ogni bambino, esperienza esistenziale che non dobbiamo rinunciare
a desiderare incarnata.
Il piccolo testo cartaceo che tenete fra le mani racchiude un atto di amore per il libro. Oggetto tecnologico perfetto, tanto da essere ben poco mutato nel tempo, il libro porta con sé la più straordinaria avventura umana: la lettura. Alla pratica del leggere, in silenzio o ad alta voce, per sé o per altri, è connesso l’esercizio della parola come discorso incarnato.
Anna Angelucci e Renata Puleo, da educatrici e persone di scuola, conoscono pregi, pericoli e lusinghe della tecnologia digitale e, comprendendo la portata politica e sociale del suo uso, ci allertano intorno al furto e alla violazione che piattaforme, app e social media stanno operando sulla lingua e sul suo più importante supporto, il libro.