Il recente processo di revisione dei criteri diagnostici presenti all’interno del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM), e l’ancor più recente riorganizzazione dei criteri della Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari (ICD), hanno costituito, per l’intera comunità scientifica e non solo, un’occasione per riflettere sulla legittimità di ritenere o meno, all’interno di questi manuali, le diagnosi connesse alle persone che presentano un’identità transgender e un’identità di genere non conformi (APA 2015, Drescher 2009, Drescher 2015a, Meyer-Bahlburg 2009). Il presente lavoro intende ricostruire le modificazioni avvenute nei modelli teorici impiegati in ambito medico e psichiatrico per classificare le identità transgender e le identità di genere non conformi. È possibile evidenziare un graduale passaggio da modelli incentrati sui concetti di deviazione e degenerazione mentale – affermatisi alla fine del 1800 – a modelli che valorizzano l’esperienza peculiare e specifica delle persone con identità transgender – emersi nel corso della seconda metà del ’900 (Bockting 2009b). In tempi più recenti, l’emergenza di un nuovo paradigma fondato sui diritti civili intende rivolgersi alla società nel suo complesso al fine di promuovere un approccio più profondamente inclusivo e rispettoso della libera espressione di genere di ciascuno.
Parole chiave: transgender, DSM, nosografia, gender non-conforming