Parole Chiave: psicoanalisi, cinema, male, psicopatologia, psicopatia, Haneke, Andò
Nella ricerca qui proposta Rossella Valdrè propone una lettura in profondità, di impianto strettamente psicoanalitico, sui film di due autori in particolare, M. Haneke e R. Andò, attraverso i quali emerge con evidenza l’irrompere violento della psicopatia nel contesto familiare e indirettamente sociale. Il Male, che ne è la conseguenza e insieme il fattore sottostante, si può allora raffigurare attraverso concetti psicoanalitici freudiani come quello di “Perturbante” o di “Pulsione di morte”, e altri post-freudiani come la “ambiguità” di Bleger. Attraverso l’analisi dei film di questi autori emerge che è cambiato il concetto di “follia”: il Male contemporaneo non è più la psicosi, ma la psicopatia. Dalle riflessioni effettuate emerge che l’età attuale è quella della psicopatia che si traduce in una scomparsa del senso di colpa con conseguente perdita della sua funzione regolativa e trasformativa. Lo studio condotto si conclude con un’analisi della forza degli atteggiamenti collettivi quando si tratta di malattia mentale e come questa, influenzata da variabili psicosociali, segua un’evoluzione che può essere preannunciata dall’immaginario cinematografico. Il cinema diventa mezzo di rappresentazione di oggetti inconsci non simbolizzati, come il concetto di Male, e può rendere possibile l’elaborazione nello spettatore di fatti e vissuti, svolgendo così una funzione catartica e terapeutica.