Descrizione
Il “disturbo di dismorfismo corporeo” esercita una modesta attenzione in psichiatria ed i pochi studi esistenti sono stati realizzati principalmente nei centri di chirurgia estetica, anche in relazione alle problematiche medico-legali legate all’insoddisfazione dei risultati in questi soggetti. Partendo da un’osservazione clinica, diagnosticabile in accordo al DSM-5 come una forma di “disturbo di dismorfismo corporeo” senza insight, l’Autore riesamina il concetto di “Disturbo di dismorfismo corporeo” nella sua forma più prossima al mondo psicotico, mettendo in risalto i suoi stretti rapporti con le dimensioni dimenticate della psicopatologia continentale, l’autismo e il manierismo. L’analisi del caso, seguito in un breve follow up, mostra infatti come esista una “psicopatologia del mostrarsi” che, da forme caratterizzate da lievi preoccupazioni perfezionistiche concernenti il proprio aspetto, sfocia in forme ossessive persistenti e, quasi invariabilmente, mette in marcia comportamenti di coping che, nelle forme più gravi, transitano in un manierismo grottesco, spesso nel contesto di un’alterazione psicotica grave dell’intera personalità e di una sostanziale chiusura. In questi casi l’alterazione dispercettiva originaria confluisce nella costruzione di una maschera figée , immodificabile, dietro la quale scompare il mondo interno e l’intera gamma dei vissuti del paziente, creando una condizione di frattura intersoggettiva e di mancanza di sintonizzazione con la realtà che fino a qualche decennio fa veniva indicata con il termine bleuleriano di “autismo”.