Descrizione
[:it]F. Tustin e P. Aulagnier sono due autrici molto distanti tra loro per formazione, ma entrambe con una modalità molto personale di comprendere sia l’esperienza vissuta dai loro pazienti psicotici, sia i processi psichici legati al loro esperire. Il punto di vista che propongono sulla funzione della sensorialità nel ritiro autistico porta a osservare come nella relazione esistente tra il Sé e l’oggetto alcuni aspetti della relazione stessa possano assumere una forma e al tempo stesso non essere condivisibili, finché non diventano “dicibili”. La Tustin immagina che lo sviluppo della consapevolezza di sé abbia origine in un sistema sensoriale protomentale di organizzazione dell’esperienza e ipotizza che sia la rottura di questo incipiente processo di sviluppo mentale a far sì che il bambino autistico si arresti a uno stato allucinatorio “dominato dalle sensazioni”, che lo lascia incapace di elaborare mentalmente le esperienze (Spensley 1995). La Aulagnier vede nell’esperienza del ritiro nella sensazione la reazione a un affetto “non pensabile” ma, allo steso tempo, indissociabile dalla rappresentazione dell’affetto stesso; tale rappresentazione, “figurata”, sarebbe presa in prestito dal più precoce modello sensoriale di risposta del bambino a quello stesso stato affettivo. Questo tipo di esperienza è considerato dalla Aulagnier come il primo indicatore di esistenza che la psiche ha di se stessa e la cui assenza presuppone il non funzionamento dell’attività psichica. Le sensazioni autistiche non sono associate alle esperienze dinamiche della relazione oggettuale, ma sembrano contenere almeno un germe di significato che queste autrici hanno tentato di cogliere, attraverso il trattamento psicoanalitico, nella relazione transferale e controtransferale, giungendo a elaborare concetti che si sono rivelati interessanti nel trattamento degli stati di incapsulamento autistico nei bambini e negli adulti (Tustin 1972, 1981, 1986, 1990) e del pensiero delirante primario negli adulti psicotici (Aulagnier 1975, 1978).[:en]Although F. Tustin and P. Aulagnier had very different education and training, both have a very personal approach to the understanding of their psychotic patients’ experience and its related processes. Their views on the sensory functions in the autistic withdrawal leads us to observe how some aspects of the self-object relation can take shape and, at the same moment, remain unshareable, until they become “speakables”. In Tustin’s opinion the development of self-consciousness originates in a protomental system which organizes experience. She assumes that the break of this incipient process of mental development stops the autistic child in a “dominated by sensations” hallucinated states, which leaves the child unable to mentally elaborate experiences (Spensley 1995). Aulagnier considers the withdrawal in sensation a reaction to an affect which is “unthinkable” and, at the same time, inseparable from the representation of affect itself; such “pictured” representation is borrowed by the earlier sensorial response model of the child to that affective state. Such experience is considered by the autor as the first indicator of psyche’s existence that the psyche has of herself, and whose absence causes the not-functioning of the psychic activity. Autistic sensation are not associated to the dynamic experiences of the object-relation, but they seem to have at least a germ of meaning that these Authors tried to catch through the psychoanalytic work in the transference and countertransference relation; they formed concepts that turned out to be useful in the treatment of autistic encapsulation states in children and adults (Tustin 1972, 1981, 1986, 1990) and in the primary delusional thinking in adults (Aulagnier 1975, 1978).[:]
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