Trasformazioni tecniche, vissuti corporei, dimensioni dell’ascolto. Annata Psicoanalitica Internazionale 12/2022

30,00

A cura di Giovanni Foresti, Diana Norsa e collaboratori

ISBN

978-88-3625-072-1

pubblicazione

Dicembre 2022

pagine

224

formato

16×24

Categoria:

Descrizione

Alla conclusione del nostro lavoro di editing di questo numero dell’Annata abbiamo constatato con sorpresa che da tutti questi lavori emergeva un comune tema di ricerca, anche se ciascun autore segue una propria linea di pensiero. Il tema comune si può riassumere come la ridefinizione del concetto di controtransfert alla luce della ridefinizione di inconscio. Ci siamo perciò interrogati se questa evenienza possa essere vista come l’inevitabile constatazione che il mondo della psicoanalisi funziona come qualunque altro campo scientifico: seppure con linguaggi diversi e in contesti culturali differenti, ad un certo punto un tema comincia ad emergere come il punto di riflessione di maggiore interesse per arrivare ad una più chiara ed evidente definizione del proprio oggetto di studi: l’inconscio appunto e la sua declinazione all’interno delle relazioni umane.
Vi auguriamo buona lettura.

La redazione dell’Annata Psicoanalitica Internazionale

Indice

Introduzione

“Creare una persona”: considerazioni cliniche sulle interpretazioni delle angosce nell’analisi di bambini con spettro autistico-psicotico
Joshua Durban
Tradotto da Elisa Falletta e Monica Bomba

Enactment: ascoltare i gesti psichici
Gabriel Sapisochin
Tradotto da Massimiliano Spano

Idee a cui è impedito di diventare coscienti: sull’inconscio di Freud
e la teoria della tecnica psicoanalitica
David Tuckett
Tradotto da Marinella Linardos

Come misurare le trasformazioni psichiche durature nei trattamenti a lungo termine di pazienti cronicamente depressi. Lo Studio LAC: cambiamenti sintomatici e strutturali negli esiti dei trattamenti cognitivo-comportamentali e psicoanalitici a lungo termine
Marianne Leuzinger-Bohleber, Johannes Kaufhold, Lisa Kallenbach, Alexa Negele, Mareike Ernst, Wolfram Keller, Georg Fiedler, Martin Hautzinger, Ulrich Bahrke, Manfred Beutel
Tradotto da Federico Tavernese

Presupposti teorici di base a supporto del metodo di Faimberg:
“L’ascolto dell’ascolto”
Haydee Faimberg
Tradotto da Manuela Caslini e Sara Del Gobbo

Vie dell’inconscio: quando il corpo è il recettore/strumento
Dana Birksted-Breen
Tradotto da Marta Calderaro e Luigi Ippedico

Transessualismo e transgenderismo: districarsi tra sesso e genere, e astrazioni del corpo sessuato
Jean-Baptiste Marchand, Elise Pelladeau e François Pommier
Traduzione di Barbara Bonacina

Approfondimento sul pensiero di Melanie Klein

La sorprendente modernità delle lezioni e dei seminari sulla tecnica
di Melanie Klein e il contesto in cui si collocano
Heinz Weiss
Traduzione di Gabriele Cassullo

La tecnica della Klein
Jay Greenberg
Traduzione di Antonino Sorce

Le Lezioni sulla tecnica di Melanie Klein: Il ritorno dei sentimenti
Jean-Michel Quinodoz
Traduzione di Gabriele Cassullo

Introduzione

L’Annata Psicoanalitica Internazionale è sempre stata uno strumento di aggiornamento e formazione. ‘Aggiornamento’ perché metteva a disposizione degli psicoanalisti italiani non anglofoni la traduzione di una selezione dei lavori pubblicati sull’International Journal of Psychoanalysis. E ‘formazione’ perché questo esercizio transculturale – studiare nella propria lingua lavori che provenivano da altre culture psicoanalitiche – aiuta ad ampliare e a de-nazionalizzare la propria prospettiva teorica, a rivedere e a raffinare i concetti-chiave dei quali servirsi e a immaginare come confrontare i dibattiti della propria comunità di riferimento con quelli di altre comunità e di altre culture. In questo senso, l’Annata si costituiva dunque come un’attività di formazione post-graduate: ciò che oggi definiamo formazione permanente.
Col tempo, queste caratteristiche si sono trasformate.
L’Annata è divenuta un’attività che impegna un gruppo di traduttori e di revisori che non hanno lo stesso status e che non appartengono alla medesima generazione. Il fatto che il comitato di redazione sia costituito da psicoanalisti che si situano a diversi livelli dell’organizzazione che struttura la formazione degli psicoanalisti IPA (ci sono infatti Candidati, Associati, Ordinari e AFT) da un lato riflette la crescita culturale della comunità psicoanalitica italiana e la sua crescente apertura e internazionalizzazione, e dall’altro determina un mutamento delle modalità di lavoro e delle finalità perseguite.
Le prime – le modalità di lavoro – sono già state oggetto di riflessione nei precedenti numeri dell’Annata e ne discutiamo ancora più avanti insistendo sul nesso fra culture nazionali e processi di internazionalizzazione.
Per quanto riguarda le seconde – ossia le finalità perseguite dall’Annata – il discorso che qui abbiamo deciso di sviluppare è invece diverso e potrebbe essere introdotto da una breve serie di domande. Che uso sta facendo la psicoanalisi contemporanea del suo sostanziale e ricchissimo pluralismo? Sta riuscendo a trovare una strada intermedia fra gli opposti rischi che potrebbero farla decadere? L’apertura e l’internazionalizzazione che la caratterizza ormai da molti anni ha superato la soglia del rischio-babele?
Secondo Robert Wallerstein, presidente dell’IPA che per primo riconobbe la legittimità e l’ineluttabilità della trasformazione pluralistica della psicoanalisi, la via d’uscita dalle contraddizioni che avrebbero potuto paralizzarla era da ricercare in un’area di lavoro “between chaos and petrification” (Wallerstein 1989). Il rischio-babele è il primo dei due indicati da Wallerstein: il caos concettuale e la decadenza di rigore e metodo di lavoro. Nella profezia/scaramanzia implicita in questa sintesi, la babelizzazione avrebbe potuto produrre, se i processi fossero evoluti regressivamente, un rebound dogmatico e nuove forme di chiusura settaria. I fatti dimostrano che la preoccupazione non era eccessiva dato che questo è, infatti, ciò che si è visto accadere in diverse culture con l’evolversi della globalizzazione: alla velocità e all’imprevedibilità delle trasformazioni hanno fatto seguito reazioni localistiche che hanno promosso nuove forme di nazionalismo, di fondamentalismo etnico, religioso, linguistico ed economico.
Per quanto riguarda la psicoanalisi, intesa come disciplina ma anche come movimento culturale e come sistema istituzionale, i processi in corso sono moltissimi e si sviluppano a diversi livelli e in aree eterogenee estremamente articolate. Anche se nessuno può esprimere una valutazione sintetica e rispondere alle domande poste nel paragrafo precedente con sicurezza, si può tuttavia affermare che i problemi individuati quando iniziò la svolta pluralista sono ancora aperti e richiederanno ancora molti anni di lavoro.
In questo contesto variegato, differenziato e turbolento, l’Annata è uno strumento di lavoro intellettuale collettivo che persegue essenzialmente due finalità.
Chi si impegna a tradurre, revisionare e promuovere lavori pensati e scritti in altri contesti culturali, ritiene che questo impegno contribuisca a mantenere aperte le frontiere della comunità di appartenenza. Si tratta cioè di ribadire, con i fatti tangibili della ricerca culturale e della promozione scientifica, che le comunità locali appartengono a una comunità internazionale.
L’orizzonte dell’Annata è infatti un’area di pensiero che è sia nazionale che internazionale, senza coincidere con l’uno né con l’altro. È locale la scelta dei lavori da tradurre; è infatti il comitato di redazione che seleziona gli articoli e che, su base volontaria, compie il lavoro di traduzione, quando possibile a stretto contatto con gli autori. È internazionale la prospettiva culturale a cui l’Annata si apre con i suoi contenuti, pubblicando in italiano idiomi psicoanalitici anche lontani, in un processo di ibridazione reciproca. Si potrebbe forse dire che il lavoro di traduzione dell’Annata sta nel mezzo, in uno spazio intermedio tra le due dimensioni dell’esperienza, quella nazionale e quella internazionale.
Come un frattale, visto sempre più da vicino, quest’area intermedia della cultura psicoanalitica rappresentato dall’Annata si forma dal pluralismo dei pensieri non coincidenti interno a ogni singola società, a ogni singolo gruppo, a ogni singola coppia di supervisione, e a ogni singola unità di relazione analitica, la coppia analista-paziente. L’Annata rappresenta così una delle porte d’accesso a uno spazio transizionale tra le “lingue” (Luepnitz 2009) e tra i vari stili di pensiero e le teorizzazioni.
Inoltre, accordare disponibilità, fiducia e responsabilità ai Candidati significa mettere in primo piano la funzione generativa della ricerca psicoanalitica. Le grandi contese nel movimento psicoanalitico hanno sempre riguardato la formazione, intendendola però prevalentemente come filiazione, oppure come affiliazione e come trasmissione – cioè con una logica top down. Il ruolo degli Allievi nel gruppo di lavoro che dà vita all’Annata è invece sempre stato pensato come più attivo e costruttivo. E ciò perché si tratta di porre al testo – ma anche ai revisori e ai curatori – un problema che potrebbe essere definito di trasmissibilità e pertinenza (bottom up), anziché di trasmissione (top down).
L’importanza di questo tipo di iniziativa è dimostrata anche dalla sua diffusione nel mondo.
Gli Annuals propongono alcuni tra gli articoli più significativi di un’annata dell’International Journal of Psychoanalysis (la selezione è differente per ogni Annual) tradotti in nove lingue diverse: francese, tedesco, portoghese, italiano, russo, greco, turco, rumeno e cinese.
Su impulso della redazione del Journal, l’Annata italiana si riunisce e confronta ogni anno con le altre Annate Psicoanalitiche Internazionali. In queste riunioni si discutono i criteri di scelta degli articoli adottati dalle varie redazioni, i modi, i tempi e le possibili difficoltà incontrate nella diffusione delle Annate. In questi ultimi due anni, ad esempio, la pandemia ha reso complesso quest’ultimo aspetto, data la sospensione dei congressi durante i quali le Annate venivano tradizionalmente sfogliate e acquistate dai lettori.
Nelle riunioni degli Annuals si discute inoltre sul significato della traduzione e del senso che ogni redazione conferisce al proprio lavoro; al compito del traduttore e a che cosa significa tradurre in modo non-letterale, bensì funzionale a dare corpo al pensiero dell’autore, in un certo senso a rigenerarlo nell’altra lingua.
Tradurre ha infatti sempre a che fare con un’esperienza di creazione di significato (Dana Birksted-Breen 2010) in senso prettamente psicoanalitico: continuamente ci si confronta con l’ignoto della lingua straniera, oltre che del pensiero dell’autore; un ignoto che non è mai del tutto traducibile (e conoscibile), ma a volte è solo intuibile. Come nei sogni, anche nel testo scritto vi è sempre un “ombelico” a contatto con l’ignoto.
Non sempre però è possibile dedicare il tempo necessario a una traduzione che interroghi davvero il testo e il suo autore, e forse per questo la scelta di molti cade sulla rinuncia all’orizzonte di scambio internazionale. L’Annata si offre così, anche a chi è fluente nella lingua inglese, come strumento e spazio capace di garantire una lettura piacevole, facilitante i processi associativi, di grandi autori della psicoanalisi.
Speriamo inoltre che l’interesse mosso dalla lettura della selezione di articoli proposta ogni anno dall’Annata possa nel tempo portare anche a sviluppare nei lettori la curiosità per una conoscenza più approfondita dei linguaggi psicoanalitici internazionali e dunque anche sostenere gli autori italiani, che ancora non lo fanno, nel proporre i loro scritti e il loro pensiero ai lettori di altre nazionalità, sul Journal e sulle altre riviste di psicoanalisi diffuse in lingua inglese nel mondo. Pensare in un’altra lingua, come suggerisce Antonino Ferro nell’intervista pubblicata online dall’Annata (2021), permette di approfondire ed estendere la nostra capacità di pensare la psicoanalisi.
Fra gli articoli che abbiamo scelto per questo numero, di grande interesse per il lettore interessato alla ricerca in psicoanalisi è “Come misurare le trasformazioni psichiche durature nei trattamenti a lungo termine di pazienti cronicamente depressi. Lo Studio LAC: cambiamenti sintomatici e strutturali negli esiti dei trattamenti cognitivo-comportamentali e psicoanalitici a lungo termine” di Marianne Leuzinger-Bohleber e collaboratori.
Il LAC Depression Study (Langzeitbehandlungen Chronisch Depressiver) è il primo studio che utilizza strumenti e criteri della cosiddetta “medicina basata sulle evidenze” per confrontare i risultati a lungo termine di psicoterapie psicoanalitiche (PAT) e di psicoterapie cognitivo-comportamentali (CBT) in pazienti cronicamente depressi condotte da terapeuti esperti in psicoterapie a lungo termine nei loro studi privati.
Avviato nel 2005 come uno studio multicentrico, il lavoro dei ricercatori tedeschi guidato da Marianne Leuzinger-Bohleber ha dato luogo a diverse pubblicazioni, tra le quali quella tradotta e presentata in questa Annata n.12. La lente di questa pubblicazione mette a fuoco il cosiddetto “cambiamento strutturale”, ancora oggi considerato una delle caratteristiche uniche della psicoanalisi, in contrasto con la terapia comportamentale, e comprende anche un approfondito studio sulla possibilità di misurare tali cambiamenti attraverso strumenti di valutazione validati elaborati sulla base di concetti genuinamente psicoanalitici.
Secondo lo studio, a tre anni di follow-up, un numero significativamente maggiore di pazienti in PAT (60%) rispetto alla CBT (36%) ha soddisfatto i criteri di un cambiamento strutturale e la correlazione dei cambiamenti strutturali e la riduzione dei sintomi depressivi si rileva più forte nella PAT rispetto alla CBT. Viene inoltre presentato un caso clinico per illustrare i processi di trasformazione nei pazienti in trattamento psicoanalitico, giustapponendo la valutazione indipendente e in cieco dei cambiamenti strutturali e la valutazione ottenuta mediante il Three-Level Model (Modello a tre livelli) per l’osservazione clinica e la validazione degli esperti in esso integrata.
Un altro articolo che abbiamo pensato utile proporre è “Creare una persona: considerazioni cliniche sulle interpretazioni delle angosce nell’analisi di bambini con spettro autistico-psicotico” di Joshua Durban. Dopo i pesanti attacchi che la psicoanalisi ha dovuto subire, soprattutto in Francia, ma anche in Italia riguardo alla legittimità o meno di proporre sedute di analisi a bambini con spettro autistico, questo articolo ha il pregio di fare il punto sull’intervento clinico psicoanalitico in questo ambito clinico e di ricerca, dando ampio conto di una teoria della tecnica e mostrando in dettaglio il lavoro dell’analista alle prese con un caso particolarmente complesso.
Il progetto di dedicare una parte di questo numero dell’Annata alla pubblicazione di tre scritti incentrati sul libro Lezioni sulla tecnica (Cortina 2020), che raccoglie sei lezioni tenute da Melanie Klein nel 1936 ai candidati della British Psychoanalitycal Society e una serie di seminari del 1958 rivolti a un gruppo di giovani analisti della stessa Società Britannica, riprende un analogo progetto dell’International Journal of Psychoanalysis. Si tratta di una special section apparsa nel 2018 (vol. 99, n. 4) al fine di mettere in risalto la portata potenzialmente innovativa di questo testo per quanto concerne la nostra visione di Melanie Klein quale persona e psicoanalista, del suo modo di stare con il paziente e del farsi del suo pensiero. Abbiamo così l’occasione di conoscere Mrs. Klein sotto una luce nuova, più umana e viva, come riconosce Laura Colombi nella recensione al libro per Spiweb. (Ricordiamo che il testo Melanie Klein Lezioni sulla tecnica è stato tradotto in italiano per l’editore Cortina)
Il metodo è quello, ormai consolidato presso le istituzioni IPA, della rappresentatività della pluralità delle aree geografiche e delle diverse tradizioni teoriche che formano l’ordito dell’odierna psicoanalisi. Gli scritti qui contenuti sulle Lezioni sulla tecnica di Klein mostrano come l’identità teorico-clinica del pensiero kleiniano possa rinnovarsi, farsi più moderna e attuale, senza perdere nulla del rigore e della serietà che l’hanno da sempre contraddistinta.
Per quanto riguarda gli altri lavori (“Enactment: ascoltare i gesti psichici” di Gabriel Sapisochin; “Idee a cui è impedito di diventare coscienti: sull’inconscio di Freud e la teoria della tecnica psicoanalitica” di David Tuckett; “Presupposti teorici di base a supporto del metodo di Faimberg: “L’ascolto dell’ascolto” di Haydee Faimberg; “Vie dell’inconscio: quando il corpo è il recettore/strumento” di Dana Birksted-Breen), la nostra scelta ha premiato autori di chiara fama e già noti al pubblico italiano che hanno in comune la prerogativa di riprendere temi già ampiamente trattati in precedenza, sentendo l’esigenza di approfondirne le basi teoriche e illustrarne le prerogative cliniche.
Infine, abbiamo pensato di introdurre in questo numero un tema di grande attualità, intitolato “Transessualismo e transgenderismo: Districarsi tra sesso e genere, e astrazioni del corpo sessuato”. Gli autori, Jean-Baptiste Marchand, Elise Pelladeau e François Pommier, forniscono una definizione e una differenziazione di transessualismo e transgenderismo, poi illustrate da due casi clinici.
Alla conclusione del nostro lavoro di editing del N. 12 dell’Annata, abbiamo constatato con sorpresa che da tutti questi lavori emergeva un comune tema di ricerca, anche se ciascun autore segue una propria linea di pensiero. Il tema comune si può riassumere come la ridefinizione del concetto di controtransfert alla luce della ridefinizione di inconscio. Ci siamo perciò interrogati se questa evenienza possa essere vista come l’inevitabile constatazione che il mondo della psicoanalisi funziona come qualunque altro campo scientifico: seppure con linguaggi diversi e in contesti culturali differenti, ad un certo punto un tema comincia ad emergere come il punto di riflessione di maggiore interesse per arrivare ad una più chiara ed evidente definizione del proprio oggetto di studi: l’inconscio appunto e la sua declinazione all’interno delle relazioni umane.
Vi auguriamo buona lettura.

La redazione dell’Annata Psicoanalitica Internazionale

 

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